Disturbi d'Ansia e Attacchi di panicoPsicoterapia a Verona
I disturbi d'ansia sono caratterizzati da una persistente ed eccessiva paura e ansia e da cambiamenti comportamentali disfunzionali che il paziente può utilizzare per mitigare questi sentimenti. La paura è la risposta emotiva a una minaccia imminente, reale o percepita, mentre l’ansia è l’anticipazione di una minaccia futura. I disturbi d’ansia differiscono dalla paura o dall’ansia transitorie, spesso indotte da stress, perché sono persistenti (in genere durano 6 mesi o più) e possono interferire con la vita quotidiana e le attività di una persona. Le persone spesso sperimentano sia la paura che l'ansia sotto forma di cambiamenti nel loro corpo (es. sudorazione, tachicardia, nausea) e dei loro comportamenti (es. evitamento, rabbia). I disturbi d'ansia si differenziano tra loro in base agli oggetti specifici o alle situazioni che inducono paura, ansia o comportamenti di evitamento e per l’ideazione cognitiva associata. Il DSM-5 elenca i vari disturbi d'ansia per ordine di età tipica di insorgenza:
- Disturbo d'ansia di separazione
- Mutismo selettivo
- Fobia specifica (es. volare, altezze, animali, ricevere un’iniezione, etc.)
- Disturbo d'ansia sociale
- Disturbo di panico
- Agorafobia
- Disturbo d'ansia generalizzata
I disturbi d'ansia sono tra i disturbi psichiatrici più comuni a livello globale, con una prevalenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Molti disturbi d’ansia si sviluppano in età infantile e tendono a persistere se non vengono curati. Quando la sintomatologia è in fase acuta e dunque diventa invalidante, perché limita fortemente la vita quotidiana della persona, si rende necessario integrare alla psicoterapia una terapia farmacologica (solitamente antidepressivi e benzodiazepine). In psicoterapia della Gestalt l’ansia è strettamente legata al concetto di eccitazione, con il quale s’intende uno stato di attivazione, sia psichico che fisico, che accompagna l’esperienza. L’ansia può essere gestalticamente definita come il risultato di “un’eccitazione bloccata”, per via del fatto che il soggetto non riesce a sostenere, o meglio, a trovare in sé o nell’ambiente il sostegno necessario per affrontare il contatto e l’esperienza. La Gestalt incompiuta è alla base di tanti disagi psicologici e psicosomatici. Il compito della terapia sarà quello di aiutare il paziente a vedere come blocca la propria energia e a sviluppare l’auto-sostegno necessario a ristabilire il fluire naturale del ciclo dell’esperienza. Un importante strumento utilizzato nel trattamento dell’ansia è la focalizzazione nel presente, in quanto la persona che soffre d’ansia è orientata al futuro, un futuro che viene percepito come catastrofico. La focalizzazione nel qui-ed-ora permette di interrompere le proiezioni nel futuro. Ciò non significa negare il valore di passato e futuro, in quanto queste dimensioni sono significative nel presente della persona. Compito del terapeuta è facilitare nel paziente il recupero del sentire le proprie emozioni, a vedere chiaramente i propri bisogni e aiutarlo a entrare in contatto con la realtà, recuperando anche la dimensione della responsabilità, ossia ciò che la persona vuole o non vuole fare.
Così facendo si permetterà il passaggio dall’eccitazione fissata in ansia, all’eccitazione attiva. All’interno dei Disturbi d’ansia, particolare attenzione meritano i Disturbi di Panico, contraddistinti da ricorrenti attacchi di panico inaspettati, per i quali, cioè, non vi è un chiaro elemento scatenante al momento dell’avvenimento. Un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti. Nel testo “Teoria e pratica della terapia della Gestalt” di Perls, Hefferline e Goodman, il panico viene considerato un sano e normale adattamento creativo che l’organismo attua in particolari condizioni. Il panico, come ogni esperienza, è un fenomeno del campo, espressione quindi di un particolare modo e momento del rapporto organismo/ambiente. È una funzione protettiva per l’organismo nelle situazioni di estremo pericolo ambientale. Accade quando il soggetto è sottoposto ad un’improvvisa, incombente e grave minaccia e non può né fuggire né opporsi efficacemente al pericolo; la persona si sente sola ad affrontare un pericolo percepito come estremo di fronte al quale si avverte inadeguata. L’eccitazione è così intensa, incontenibile e senza sostegno che il soggetto avverte il pericolo di morte. Nell’attacco di panico, quindi, ciò che crea l’esperienza è lo scarto improvviso tra eccitazione e sostegno: l’eccitazione cresce, ma non c’è un adeguato sostegno interno ed esterno. Questa sensazione di instabilità viene evitata interrompendo il contatto con l’ambiente. Ciò che accade nell’attacco di panico è l’improvvisa perdita del ground: ciò a cui sentiamo abitualmente di appartenere e che da sempre ci appartiene. Dopo il primo attacco di panico, la paura che il ground possa crollare nuovamente, fa sì che quell’emozione resti fissamente in figura con ciò che normalmente è invece sfondo, e anche, quindi, i contatti naturali e acquisiti restano figura (“sto respirando bene?”, “sto ragionando correttamente?”).
Per chi soffre di attacchi di panico è importante tener presente che sono necessari sostegni diversi. Occorre fare una distinzione tra crisi di panico e attacco di panico. Il panico patologico, o crisi di panico, si manifesta attraverso una reazione abnorme di natura psicofisiologica, con dei picchi di ansia acuta, incoerenti con il rischio o pericolo relativo alla situazione. Tale manifestazione è tipica dei soggetti ansiosi e insicuri. Nella loro storia di vita raccontata in terapia, narrano di paure diffuse e generalizzate. La crisi di panico è sempre connessa a una situazione reale, alla quale il soggetto non riesce a far fronte con le proprie risorse. L’attacco di panico si riferisce invece ad una esperienza di ansia acuta, con una attivazione neurofisiologica e del sistema neurovegetativo e vagale, che si manifesta inaspettatamente ed improvvisamente all’interno di una situazione ordinaria o abituale. È una esperienza tipica a cui possono andare incontro soggetti con uno stile apparentemente ‘autonomo’, molto efficienti nella vita e piuttosto anaffettivi. In questi casi non c’è un pericolo immediato e reale nel qui ed ora. La terapia con i pazienti affetti da crisi di panico verterà sui processi e sui blocchi legati all’ansia di separazione e quindi si andrà a sostenere la forza e l’autonomia nella persona in modo tale che la stessa possa contattare l’ambiente con spontaneità e sicurezza. Al contrario, la terapia con i pazienti affetti da disturbo di panico muove i passi dal lavoro sulla funzione personalità del Sé, che esprime la capacità del Sé di fare contatto con l’ambiente sulla base di ciò che si è diventati (“Chi sono io in questo momento”?).